Il clickday del decreto flussi è andato in overbooking in un’ora. Sono arrivate al sito del Viminale oltre 240mila domande, quasi il triplo della quota prevista dal Dpcm di programmazione transitoria dei flussi che stabilisce 82.705 ingressi, in aumento rispetto ai 69.700 dell’anno precedente. Un provvedimento che fissa a 44.000 unità (contro le 42.000 dello scorso anno) le quote per lavoro stagionale attese principalmente nelle campagne, oltre che nel settore turistico alberghiero.
Anche se non esiste una suddivisione a livello territoriale, le regioni dove si concentrano le richieste di ingresso sono quelle che richiedono un grande impegno di manodopera come il Trentino soprattutto per la raccolta delle mele o il Veneto per la raccolta degli ortaggi e delle fragole che è ormai alle porte anche per effetto del caldo inverno, ma anche il Friuli Venezia Giulia per la preparazione delle piantine di vite per i nuovi impianti, le cosiddette barbatelle, il Lazio per gli ortaggi e la Campania per la coltivazione del tabacco ed il settore del pomodoro destinato alla trasformazione industriale.
Nelle campagne con l’arrivo della primavera c’è bisogno di almeno centomila lavoratori per colmare la mancanza di manodopera che ha duramente colpito le campagne lo scorso anno con la perdita rilevante dei raccolti agricoli nazionali. Le associazioni di categoria sono pertanto compatte nell’avanzare la richiesta di un decreto flussi aggiuntivo, ma anche sfruttare al meglio il nuovo sistema di prestazioni occasionali introdotto nella Manovra dal Governo che porta una rilevante semplificazione burocratica per facilitare l`avvicinamento dei cittadini italiani al settore agricolo, garantendo le stesse tutele (contrattuali, previdenziali, assistenziali, ecc.) previste per gli occupati a tempo determinato.
In Italia un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati nei campi e nelle stalle fornendo più del 30% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.
I lavoratori stranieri occupati in agricoltura, che rappresentano circa il 70% della manodopera impiegata nel settore, sono per la maggior parte provenienti da Marocco, Tunisia, Senegal, Nigeria e Mali. Rilevante anche la quota non comunitaria proveniente dell’Est Europa, in particolare da Albania e Macedonia, e poi dall’Asia, con India e Pakistan.
Si tratta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli.
Cresce anche la presenza di stranieri alla guida delle imprese agricole con quasi 17mila titolari di nazionalità diversa da quella italiana.