Da Bruxelles arriva la raccomandazione agli Stati membri di prevedere regimi di reddito minimo per contrastare la povertà in Europa, in vista dell’aggravarsi delle spinte inflazionistiche previsto in autunno.
L’invito della Commissione riguarda la modernizzazione dei regimi di reddito minimo vigenti nei paesi dell’Unione, che dovrebbero essere ripensati e potenziati in vista dei prossimi mesi, quando l’aumento dei prezzi, soprattutto dell’energia, rischia di diventare insostenibile per i gruppi più vulnerabili.
Nel 2021 in Europa più di una persona su cinque risultava a rischio di povertà e di esclusione sociale. I target UE al 2030 puntano a un taglio del numero delle persone a rischio povertà di almeno 15 milioni di unità e a garantire un lavoro almeno al 78% della popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni.
Si tratta di target che difficilmente potranno essere raggiunti con gli attuali regimi di reddito minimo esistenti in tutti gli Stati membri, giudicati inadeguati allo scopo dalla Commissione UE. Secondo i dati divulgati dall’Esecutivo comunitario, infatti, circa il 20% delle persone senza occupazione a rischio di povertà non ha diritto a ricevere alcun sostegno al reddito e si stima che tra il 30% e il 50% della popolazione ammissibile non ricorra al sostegno al reddito minimo.
L’idea da cui muove la proposta di raccomandazione presentata il 28 settembre dalla Commissione è invece quella di puntare sui regimi di reddito minimo per migliorare le prospettive occupazionali e non come mero strumento passivo.
La proposta di raccomandazione fornisce ai 27 una serie di orientamenti per aumentare l’efficacia dei regimi esistenti. Anzitutto, occorre migliorare l’adeguatezza del sostegno al reddito, che significa:
- fissare il livello del sostegno al reddito mediante una metodologia trasparente e solida
pur salvaguardando gli incentivi al lavoro;
garantire che il sostegno al reddito risponda gradualmente una serie di criteri di adeguatezza;
- riesaminare annualmente e, se necessario, adeguare il livello del sostegno al reddito.
In secondo luogo, occorre migliorare la copertura del reddito minimo e il ricorso allo stesso, attraverso:
- criteri di ammissibilità trasparenti e non discriminatori, promuovendo ad esempio la parità di genere e l’indipendenza economica, in particolare delle donne e dei giovani adulti;
- procedure di presentazione della domanda accessibili, semplificate e corredate di informazioni di facile comprensione
- tempi di decisione sulla domanda di reddito minimo chiari, possibilmente entro 30 giorni dalla presentazione della domanda, con possibilità di riesame della decisione
- maggiore flessibilità per quanto riguarda l’ammissibilità, per rispondere alle crisi socioeconomiche.
Ulteriore ambito di intervento è quello dell’accesso al mercato del lavoro, in particolare secondo la Commissione:
- le misure di attivazione dovrebbero fornire incentivi sufficienti a rientrare nel mercato del lavoro, con particolare attenzione al sostegno ai giovani adulti;
- i regimi di reddito minimo dovrebbero aiutare le persone a trovare un lavoro e a mantenerlo, attraverso un’istruzione e una formazione inclusive nonché sostegno post-collocamento e tutoraggio;
- dovrebbe essere possibile combinare il sostegno al reddito con il reddito da lavoro per periodi più brevi, come ad esempio durante il periodo di prova o i tirocini.
Infine, per funzionare il reddito minimo deve essere associato a un sostegno personalizzato, ovvero:
- gli Stati membri dovrebbero svolgere una valutazione individuale delle esigenze per individuare gli ostacoli all’inclusione sociale e/o all’occupazione;
- entro tre mesi dall’accesso al reddito minimo i beneficiari dovrebbero ricevere un piano di inclusione che definisca obiettivi comuni, un calendario e un pacchetto di sostegno su misura per raggiungere tali obiettivi;
- occorre aumentare l’efficacia della governance delle reti di sicurezza sociale a livello di UE, nazionale, regionale e locale nonché quella dei meccanismi di monitoraggio e comunicazione.