Atteso in Gazzetta ufficiale il decreto sulla digitalizzazione degli appalti (e-procurement), che attua le direttive UE sulle procedure di gara.
Composto da 29 articoli, il Regolamento predisposto dal ministero per la funzione pubblica (di concerto con MIMS e MEF), definisce anche per l’Italia le modalità di digitalizzazione delle procedure di affidamento dei contratti pubblici.
Il testo è previsto dall’articolo 44 del Codice dei contratti pubblici (Dlgs 50/2016) che ha recepito le direttive europee sull’aggiudicazione dei contratti di concessione e sugli appalti di cui rappresenta lo strumento attuativo per la definizione dei requisiti funzionali e tecnologici dei sistemi telematici del procurement pubblico, individuando i principi generali per la digitalizzazione dei processi di approvvigionamento delle PA (in particolare nelle fasi di acquisto e negoziazione) e indicando le caratteristiche tecniche generali dei sistemi che ne costituiscono il supporto telematico.
Ad essere individuate sono infatti le regole tecniche (comprensive della descrizione dei flussi, degli schemi dei dati e degli standard europei di interoperabilità tra i sistemi telematici) che saranno dettate dall’Agenzia per l’Italia digitale con apposite linee guida.
L’obiettivo ultimo è quello di uniformare le procedure telematiche alle migliori pratiche, nazionali ed europee e rappresenta una buona notizia per un Paese con un quadro sugli appalti così complesso e che si trova a dover gestire in tempi brevissimi i miliardi arrivati dal Recovery.
“Gli appalti elettronici – sottolineano infatti dalla Funzione pubblica – contribuiscono a migliorare l’efficienza amministrativa complessiva, diminuendo i costi di gestione delle procedure di gara”.
Da un lato infatti, l’e-procurement accorcia la durata del ciclo dell’appalto. Dall’altro riduce gli oneri amministrativi a carico delle imprese, facilitando e rendendo al contempo più efficaci i controlli.
Complessivamente quindi, gli appalti elettronici sono in grado di stimolare maggiormente la concorrenza, favorendo in particolar modo la partecipazione e l’informazione delle piccole e medie imprese, per le quali è tradizionalmente più oneroso partecipare.