Il governo ha approvato il decreto che impone, a partire dal 6 agosto, di presentare la certificazione verde per accedere a spettacoli, viaggi ed eventi sportivi anche in zona bianca e prolunga lo stato di emergenza fino al 31 dicembre.
Si tratta di un pass “leggero”, rilasciato cioè a chi ha effettuato soltanto una dose, oppure il tampone negativo effettuato nelle 48 precedenti, ma comunque indispensabile per lasciare tutta l’Italia in zona bianca durante l’estate, ridefinendo i criteri che misurano le zone di rischio.
Con i parametri precedenti, infatti, ovvero 50 casi settimanali su 100mila abitanti, alcune regioni tornerebbero in zona gialla già da venerdì. Con il nuovo sistema invece viene preso in considerazione il numero di ricoverati in area medica e in terapia intensiva: rispettivamente al 30% e al 20% per per diventare arancioni e al 40% e al 30% per entrare in zona rossa.
Mentre il dibattito sul tema dell’obbligatorietà vede ancora il governo piuttosto spaccato, per gli esercenti si tratta dell’ennesimo boccone amaro da mandar giù dopo mesi di forti limitazioni, ma di fronte all’alternativa di nuove chiusure forzate, viene visto come il male minore.
La stima di una eventuale restrizione di acceso ai soli possessori del pass è di una perdita di circa 1,5 miliardi di fatturato per le attività turistiche e gli esercizi pubblici e una perdita di 300 milioni di euro di fatturato per i soli bar e ristoranti che per oltre il 50% del totale non sono provvisti di adeguati spazi esterni.
In più, oltre a ridurre drasticamente il target dei potenziali avventori dei locali, sugli imprenditori graverebbe anche l’onere di effettuare il controllo del possesso del certificato.
L’obbligo di green pass consentirà tuttavia ad alcune attività di rimanere aperte e una capienza maggiore nei luoghi al chiuso. Al cinema e al teatro, ad esempio, bisognerà presentarlo all’ingresso, ma non sarà indispensabile occupare i posti alternati e le sale potranno essere riempite.
“Meglio di una chiusura totale – il commento del presidente Nazionale di AsNALI Alessandro Del Fiesco – ma si faccia attenzione a non utilizzare il certificato come terreno di scontro politico, penalizzando ancora una volta in modo ingiustificato le imprese, dopo tutti gli investimenti e i sacrifici che hanno fatto in questi mesi”.
“La priorità – continua Del Fiesco – deve essere quella di favorire la massima copertura vaccinale della popolazione cercando tuttavia di gravare il meno possibile su quei settori economici già duramente colpiti dalle prime tre ondate”.