La Legge di Bilancio 2025 ha confermato l’applicazione dell’aliquota al 5% per il triennio 2025-2027 ai premi di produttività il cui importo sia inferiore a 3.000 euro e per i contribuenti che abbiano un reddito annuo che non superi gli 80.000 euro.

Il legislatore non ha introdotto degli elementi di novità sui premi di produttività ma li ha semplicemente prorogati. Se non fosse arrivata la proroga, infatti, al 1° gennaio 2025 i premi di produttività sarebbero stati tassati al 10%.

L’importo detassato dei premi di produttività può salire a 4.000 euro nel caso in cui l’azienda abbia deciso di coinvolgere pariteticamente i dipendenti nelle varie fasi di organizzazione del lavoro.

La detassazione dei premi di produttività, indipendentemente dai requisiti del lavoratore, viene applicata nel caso in cui gli stessi vengano erogati rispettando le seguenti condizioni:

  • in esecuzione dei contratti aziendali o territoriali, così come previsto dall’articolo 51 del Decreto Legislativo n. 81 del 15 giugno 2015;
  • a seguito di un incremento della produttività, della redditività, della qualità o dell’efficienza.

Questi miglioramenti devono essere misurati e verificati sulla base dei criteri che sono stati stabiliti attraverso i contratti collettivi. I premi di produttività possono quindi essere detassati nel caso in cui le somme vengano erogate in esecuzione dei contratti aziendali o territoriali. Questi accordi devono essere stati stipulati dall’azienda con delle associazioni sindacali più rappresentative.

Stando ad un’analisi effettuata dal Ministero del Lavoro, nel corso del 2024 la detassazione dei premi di produttività ha coinvolto qualcosa come 5 milioni di lavoratori, pari al 5,2% in più rispetto al 2023. L’importo medio annuo erogato è stato pari a 1.509,10 euro.

L’agevolazione fiscale, secondo il Rapporto Digit@Uil 2022/2023, avrebbe incentivato un numero sempre maggiore di aziende a riconoscere i premi di produttività.

Nel corso del 2023 i lavoratori che sono riusciti a beneficiare dell’incentivo sono stati poco più di 2,7 milioni, ossia 400mila in più rispetto al 2020: quell’anno la platea si era fermata a 2,3 milioni. Il dimezzamento dell’aliquota ha fatto sì che crescessero gli importi: stando a quanto riferisce il rapporto il premio medio nel 2023 è stato pari a 1.692 euro, pari a 4,5 punti percentuali in più rispetto al 2022.

La maggior parte delle imprese che riconoscono dei premi di produttività sono nel Nord Italia – nel 74% dei casi -. Il divario tra il Nord ed il Sud Italia è evidente laddove solo e soltanto il 17% delle imprese che concedono questi incentivi ai dipendenti è nel centro Italia, mentre il 9% opera nel Mezzogiorno.

Per quanto riguarda i settori produttivi, il numero maggiore di premi viene erogato da delle aziende che operano nei servizi, che sono pari al 61%. Poco più di un terzo, invece, sono delle aziende attive nel settore dell’industria – sono pari al 38% -, mentre una quota molto bassa, intorno all’1% e costituita da attività che operano nel settore dell’agricoltura.

L’erogazione ai lavoratori dei premi di produttività trova la maggior parte dei lavoratori inclini a convertirli in beni o altri servizi di welfare. Ad optare per questa soluzione influisci innanzitutto l’innalzamento della soglia esentasse dei fringe benefit, i quali, almeno per il 2025, è stata fissata a 2.000 euro per i dipendenti con figli a carico e a 1.000 euro per tutti gli altri. In molti casi i limiti coperti dall’imponibilità fiscale hanno spinto molti lavoratori a convertire il premio in buoni utili per affrontare le spese quotidiane, come voucher per acquistare la benzina o fare la spesa o altri servizi di welfare.

Confermata fino al 2027 l’aliquota al 5% sui premi produttività
Tag:                                 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *