Il primo luglio il governo italiano ha inviato alla Commissione europea l’aggiornamento del Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima, strumento fondamentale per la lotta alla crisi climatica e per definire la politica energetica e ambientale.

Nella sezione che riguarda le fonti rinnovabili è ribadito che il nostro Paese dovrà raggiungere entro il 2030 una potenza installa di 131 GW (a fine 2022 si contavano 61 GW installati sul territorio nazionale). Almeno 1 GW dovrà essere prodotto dalla geotermia, 3 GW dalle bioenergie, 19 GW dall’idroelettrico, 20 GW dall’eolico e 79 GW dal fotovoltaico.

Per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di gas serra, il Pniec alza l’asticella prevendendo di tagliare il 66% delle emissioni degli impianti industriali (sottoposti alla normativa Ets, Emission tradind scheme), il 4% in più rispetto all’obiettivo fissato dal pacchetto “Fit for 55”. Ma anche nei settori del civile, dei trasporti e dell’agricoltura si registra un sostanziale miglioramento sull’aspetto della mitigazione. Inoltre, nel Pniec si legge che “verranno stabiliti obiettivi specifici per la cattura e lo stoccaggio della CO2 sulla base delle caratteristiche geologiche dei relativi siti di stoccaggio che verranno resi operativamente disponibili entro il 2030”.

Nel settore stradale è previsto un incremento progressivo di nuove immatricolazioni di auto elettriche di circa 4,3 milioni di unità entro il 2030. Un numero che sommato a quello delle “auto ibride plug consentirebbe di arrivare a un valore complessivo di circa 6,6 milioni di auto elettrificate circolanti al 2030”.

Il Pniec conferma l’uscita dal carbone entro la fine del 2025, tranne che per la Sardegna dove il limite è fissato al 2026. Tuttavia, una parte di questo processo di dismissione sarà sostituito dall’utilizzo di gas metano, fonte utile alla sicurezza energetica del Paese, necessario per rendere l’Italia un hub energetico per l’intera Europa. Tra l’altro, secondo il Pniec, i gasdotti oggi in costruzione potranno essere utilizzati per il futuro trasporto dell’idrogeno.

Per la prima volta viene inoltre prevista una sezione specifica per il nucleare. Attraverso la “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile”, il governo intende far ripartire il settore nel Paese in una logica di supporto all’espansione delle rinnovabili. Secondo lo scenario ipotizzato, che nel breve termine punta al nucleare da fissione e nel lungo a quello da fusione, entro il 2050 almeno l’11% del fabbisogno elettrico nazionale sarà soddisfatto dall’atomo.

“Il nostro Paese si dota di uno strumento programmatorio che traccia con grande pragmatismo la nostra strada energetica e climatica, superando approcci velleitari del passato – ha così commentato il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase), Gilberto Pichetto –. È un Piano che abbiamo condiviso con i protagonisti della transizione, che non nasconde i passi ancora necessari per colmare alcuni gap, ma si concentra sulle grandi opportunità derivanti dallo sviluppo di tutte le fonti, senza preclusioni. Cito in particolare lo scenario sull’energia nucleare, sia da fissione nel medio termine (a partire dal 2035) che da fusione (a ridosso del 2050), che ci fa guardare avanti a un futuro possibile”.

L’Italia invia il PNIEC a Bruxelles: obiettivo decarbonizzazione entro il 2025
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