Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha fatto sapere nelle scorse ore di aver discusso le linee generali della prossima Legge di bilancio con i partiti. Non c’è ancora certezza, ha spiegato, riguardo all’eventuale numero di emendamenti: “Non ne abbiamo ancora parlato. Ci sono nuove regole che rendono complicato per noi fare il bilancio. Anche per gli emendamenti, perché bisogna rispettare nuove clausole” sulla questione della spesa.

Il nuovo Patto di stabilità e crescita cambia le regole del gioco nella governance economica: da un lato mantiene i parametri del 3 e del 60% per il deficit e per il Pil, ma dall’altro permette alcuni piani di rientro più graduali per i Paesi ad alto debito.

Il nuovo Patto, approvato ad aprile, vuole garantire parametri rigidi per il rientro dal debito e dal deficit. Introduce sul deficit la soglia dell’anti-crisi dell’1,5% del Pil ma concede qualcosa a Paesi come Italia, Belgio, Grecia, Francia o Spagna, che hanno debiti elevati. I governi potranno concordare con Bruxelles un piano di rientro che va da 4 a 7 anni in cambio della messa in campo di riforme per crescita e conti sostenibili. Il taglio annuale del debito, per chi è sopra la soglia del 90% del Pil, resta dell’1% annuo. Sul deficit, i Paesi che sforano il 3% sono chiamati a una riduzione dello 0,5% annuo ma con un periodo transitorio che arriva fino al 2027 e nel quale la percentuale potrà essere ridotta.

Come si legge sul sito del Parlamento europeo, i deputati hanno voluto in questo modo rafforzare alcune norme utili a un governo per investire. La Commissione ora avrà maggiore difficoltà nel sottoporre uno Stato membro a una procedura per i disavanzi eccessivi se saranno in corso, appunto, investimenti ritenuti essenziali. Le spese nazionali per il cofinanziamento dei programmi finanziati dall’Ue verranno escluse dal calcolo delle spese di un governo: in questo modo verranno incentivati gli investimenti.

Nelle nuove norme sono contenute diverse disposizioni che consentono più spazio di manovra: su tutte, come accennato, tre anni supplementari oltre ai quattro standard per raggiungere gli obiettivi di un piano nazionale. I deputati si sono assicurati che questo tempo supplementare possa essere concesso per qualsiasi motivo ritenuto opportuno dal Consiglio, piuttosto che solo a condizione di criteri specifici, come inizialmente proposto.

Uno Stato membro è autorizzato a richiedere la presentazione di un piano nazionale modificato nel caso in cui incontri ostacoli – come un cambio di governo – che impediscono l’attuazione del precedente. Tutti i Paesi dovranno presentare piani a medio termine che definiscano i loro obiettivi di spesa e come saranno intrapresi gli investimenti e le riforme. Gli Stati membri con livelli elevati di disavanzo o debito riceveranno orientamenti sugli obiettivi di spesa.

Entro il 20 settembre l’Italia dovrà intanto presentare alla Commissione europea il Piano strutturale di bilancio di medio termine, il documento introdotto dalla riforma delle regole dello stesso Patto di stabilità e crescita. Deve stabilire le tappe del percorso della spesa netta aggregata, delle riforme e degli investimenti da realizzare in un determinato periodo.

Il Piano strutturale di bilancio dovrà essere presentato dal governo ogni 5 anni, entro il 30 aprile dell’ultimo anno del piano in vigore. Se necessario, lo Stato membro e la Commissione sono autorizzati a prorogare il termine. Def e Nadef nei prossimi anni potrebbero non essere più necessari

Gli obiettivi programmatici pluriennali per la traiettoria di spesa netta potranno essere rivisti solamente in casi particolari. Verranno monitorati ogni anno e si darà evidenza nella Relazione annuale sui progressi compiuti nell’attuazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine che dovrà essere presentata sempre entro il 30 aprile.

Legge di Bilancio e Patto di stabilità, le nuove regole UE
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