Martedì 17 ottobre il Parlamento europeo ha votato in plenaria a favore di un mandato negoziale per una nuova Piattaforma per le tecnologie strategiche in Europa (STEP), ma gli eurodeputati hanno avvertito che questo deve essere solo un primo passo verso un fondo per la sovranità a pieno titolo.
Il regolamento, introdotto per la prima volta dalla Commissione a fine giugno, mira a fornire finanziamenti supplementari a progetti ritenuti di importanza strategica in settori tecnologici chiave. Garantisce inoltre che i finanziamenti vengano dirottati verso le regioni più povere dell’UE che hanno maggiore bisogno di sviluppo industriale.
Secondo l’attuale meccanismo proposto, STEP agisce come strumento di segnalazione, creando un nuovo sigillo di sovranità per i progetti selezionati, al fine di attrarre finanziamenti pubblici e privati e accelerare la concessione di fondi UE – principalmente da InvestEU e dal Fondo per l’innovazione.
La Commissione aveva inizialmente proposto l’idea di un fondo a tutti gli effetti, che avrebbe aiutato l’UE a competere con l’Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti o con i pesanti programmi di sovvenzioni della Cina. Nella sua proposta, tuttavia, lo STEP non sarebbe altro che un riorientamento dei fondi esistenti, più un’integrazione di 10 miliardi di euro da parte degli Stati membri.
A differenza del testo originale della Commissione, la relazione legale del Parlamento garantisce che altre proposte come la NZIA e la CRMA possano finanziarsi reciprocamente e continuare a crescere e consentire che le intere catene di approvvigionamento dei progetti strategici possano essere prese in considerazione al momento della concessione del marchio di sovranità.
Il mandato negoziale inoltre aumenta anche la dotazione degli Stati membri di 3 miliardi di euro, per un totale di 13 miliardi di euro. Al centro degli obiettivi del programma STEP infatti, c’è anche un maggiore sostegno industriale per i Paesi e le regioni più povere dell’UE, una questione ritenuta cruciale da entrambi i co-relatori.
La relazione legale appena approvata stabilisce che il 50% dell’integrazione del Fondo per l’innovazione, pari a 5 miliardi di euro, sarà disponibile solo per gli Stati membri il cui PIL medio pro capite è inferiore alla media UE.
Il restante 50% sarà accessibile a tutti gli Stati membri, indipendentemente dalle loro dimensioni economiche, fino al 31 dicembre 2025. Dopo tale data, i criteri del PIL inferiore alla media non saranno più applicabili.
Inoltre, per migliorare le condizioni di parità in tutta l’Unione, solo gli Stati membri con un PIL inferiore alla media dell’UE potranno utilizzare il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) per sostenere i progetti del settore industriale. I Paesi più ricchi, invece, potranno utilizzare i fondi del FESR solo per progetti strategici diversi dall’industria.
Spetta ora al Consiglio dell’UE concordare il proprio approccio generale prima che possano iniziare i negoziati con il Parlamento. I negoziatori sperano di concordare un testo definitivo prima delle elezioni europee del prossimo giugno.