Al consiglio Ecofin informale di Santiago de Compostela i ministri dei Ventisette Paesi membri dell’Unione europea cercano un compromesso sulle regole finanziarie. L’ Obiettivo è trovare entro il prossimo mese di ottobre un bilanciamento tra la volontà di contenere i debiti pubblici e quella di garantire gli investimenti necessari per sostenere la ripresa economica.
In tal senso la Commissione europea ha presentato il piano di riforma del patto di stabilità. Per l’Italia non c’è molto da festeggiare, dopo la Grecia, l’Italia è infatti il paese dell’area euro con il debito più alto in rapporto al Pil, nel 2022 si è attestato poco sopra al 144%.
In vista della riforma il governo di Giorgia Meloni aveva chiesto una cosa sola, una “golden rule” sugli investimenti. Ossia la possibilità di non conteggiare nel debito alcune particolari spese destinate alla crescita (es transizione verde) o per la difesa. Richiesta che però non è stata accolta.
In base alla nuova formulazione del patto di stabilità, i singoli Stati definiranno obiettivi di medio termine (4 anni) su come intendono affrontare squilibri macroeconomici e riforme, indicando solo un indicatore di spesa. Così si sostituisce l’automatismo della riduzione del debito di “un ventesimo” all’anno ma viene confermato l’impianto di fondo, riduzione del debito prima di tutto. I piani, estendibili di 3 anni, saranno valutati dalla Commissione e approvati dal Consiglio. Al termine del piano sulla spesa concordato il rapporto tra debito pubblico e Pil dovrà in ogni caso essere più basso. La correzione dovrà essere al minimo dello 0,5% del Pil all’anno finché il disavanzo resta superiore al 3%. La salvaguardia di aggiustamento dello 0,5% sarà indipendente dall’avvio di una procedura per disavanzo eccessivo. Gli Stati con deficit oltre il 3% del Pil oppure con il debito oltre il 60% del Pil, dovranno garantire che il debito abbia un calo plausibile o resti prudente nel piano e che il deficit scenda o resti al di sotto del 3% nel medio termine.
La proposta di riforma conferma la possibilità di attivare clausole di salvaguardia generali in caso di grave recessione economica nell’Ue o nell’area dell’euro che consentiranno di deviare dagli obiettivi di spesa. Saranno previste anche clausole di salvaguardia specifiche per Paese in caso di circostanze eccezionali al di fuori del controllo dello Stato membro con un impatto rilevante sulle finanze pubbliche. Il Consiglio, sulla base di una raccomandazione della Commissione, deciderà in merito all’attivazione e alla disattivazione di tali clausole.
“L’Italia dovrà ridurre il livello del proprio debito, credo che non ci sia nessun italiano che non sia consapevole, non solo al governo”, ha detto il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni a margine della presentazione della proposta di riforma del patto di Stabilità. “Quando questa riforma verrà approvata l’Italia potrà farlo in modo più graduale e potrà farlo anche nel modo che avrà deciso l’Italia”.
Le proposte di riforma “faciliteranno le riforme e gli impegni di investimento, sostenuti da un percorso di aggiustamento. Dovrebbero favorire la crescita, sostenere la sostenibilità fiscale e affrontare le priorità comuni dell’Ue”, continua con ottimismo il commissario Gentiloni. “Dovrebbero garantire che il livello complessivo di investimenti pubblici finanziati a livello nazionale per tutta la durata del piano sia superiore a quello del periodo precedente. E questa è ovviamente un’innovazione molto significativa rispetto al quadro attuale”. Gentiloni spiega che “Se da un lato le proposte forniscono agli Stati membri un maggiore controllo dei loro piani a medio termine, esse prevedono anche un regime di applicazione più rigoroso per garantire che gli Stati membri rispettino gli impegni. Per gli Stati membri che si trovano ad affrontare sfide sostanziali in materia di debito pubblico, la deviazione dal percorso di aggiustamento di bilancio concordato comporterà automaticamente l’apertura di una procedura per disavanzo eccessivo”. Sul calo del debito con il nuovo patto di Stabilità “certamente questo ritmo sarà molto più graduale e ragionevole rispetto alla regola del ventesimo, che di fatto ha reso molto difficile l’attuazione dei meccanismi di riduzione del debito nel corso degli ultimi 10-15 anni”.
“Il requisito previsto dalla proposta per i percorsi di aggiustamento è che ci sia un incremento degli investimenti pubblici. Non creso che sia accettabile che le nostre norme portino ad un declino progressivo degli investimenti pubblici. Dobbiamo impegnarci sul fronte delle spese pubbliche”, ha spiegato Gentiloni. “Abbiamo deciso di eliminare la procedura per un disavanzo eccessivo? No, abbiamo deciso di riconfermarla e comunque c’è un benchmark, pari allo 0,5%. Ciò che abbiamo aggiunto è avere una riduzione dello 0,5% anche prima di avviare una procedura di disavanzo eccessivo, mi sembra che la direzione sia quella espressa dai Paesi membri dei dibattiti”, ha aggiunto. Il commissario all’Economia conclude ricordando che “Il mese scorso il Consiglio ha chiesto di completare il lavoro legislativo entro la fine dell’anno. E sono fiducioso che potremo raggiungere questo obiettivo, se saremo all’altezza della sfida insieme. È nell’interesse di tutti gli Stati membri. Rassicurerebbe i mercati finanziari e gli investitori. Darebbe ai governi chiarezza sulla strada da seguire, considerando anche la disattivazione della ‘clausola general