Sono circa 160mila le famiglie che negli scorsi giorni hanno ricevuto un sms dall’Inps per informarle che il loro reddito di cittadinanza sarà sospeso. “Domanda di Reddito di cittadinanza sospesa come previsto dall’articolo 48 del decreto legge 20/23 in attesa eventuale presa in carico dei Servizi sociali”, recitava il messaggio. Una comunicazione ambigua che ha creato confusione e scatenato le tensioni politiche per la cancellazione di una delle misure più osteggiate dal governo Meloni.
Anche perché di fatto non si tratta di una sospensione: per chi non ha più diritto ad averlo, l’assegno non tornerà più. Dal 2024, infatti, partirà il nuovo Assegno di inclusione. La stima non ufficiale è che tra agosto e settembre altre 80mila famiglie riceveranno un sms simile dall’Inps.
L’Inps ha specificato che si parla di sospensione perché alcune famiglie, quelle che saranno prese in carico dai servizi sociali entro il 31 ottobre, potranno continuare a ricevere il Rdc fino a dicembre 2023. Ma si tratta di famiglie particolari – quelli in cui, anche se tutti i componenti sono occupabili, cioè anche se non ci sono over 65, minorenni o persone con disabilità, si riscontrano situazioni di particolare fragilità che non permettono di inserirsi nel mondo del lavoro.
Nella maggior parte dei casi i servizi sociali sono già intervenuti e la presa in carico è già attiva. Tuttavia, ci sono ancora tre mesi di tempo, e ciò ha dato il via alla corsa in Comune per verificare se la propria famiglia abbia o meno i requisiti per continuare a ricevere il reddito. In alcuni casi, inoltre, i servizi sociali erano già intervenuti senza che l’Inps ne fosse al corrente in quanto i dati del ministero e dell’Istituto di previdenza sulle famiglie prese in carico erano aggiornati solo fino a inizio luglio aumentando ulteriormente la confusione.
Preso atto dell’errore, ieri l’Inps è intervenuto con un’apposita circolare per ribadire quali sono le nuove misure che sostituiranno in parte il Rdc. Nei nuovi sms è probabile che si inseriranno più informazioni da subito, per chiarire le opzioni a disposizione come chiesto ai sindaci, che ieri sono stati convocati al ministero del Lavoro per un confronto.
Nel frattempo, le alternative restano quelle già delineate. Il Supporto alla formazione e al lavoro (Sfl) partirà dal 1° settembre 2023. Può andare alle persone con un Isee entro i 6mila euro, tra i 18 e i 59 anni, che entrano in un percorso di formazione e ricerca di lavoro con un Centro per l’impiego. Il Sfl è individuale, e potranno riceverlo anche più persone in una famiglia. Si tratta di un assegno da 350 euro al mese, che durerà per 12 mesi al massimo (in base a quanto durano le iniziative di formazione e inserimento lavorativo), non rinnovabile.
L’Assegno di inclusione, invece, scatterà dal gennaio 2024 e riguarderà le famiglie di non occupabili (nuclei con almeno un minorenne, un over 60 o una persona con disabilità). Le stesse famiglie che, comunque, avranno diritto al Rdc fino a dicembre 2023. O meglio, non proprio le stesse, dato che i criteri saranno più stringenti. Sarà richiesto un Isee al di sotto dei 9.360 euro, come per il reddito di cittadinanza, ma il metodo di calcolo sarà diverso e premierà le famiglie numeroso, a danno dei single. Per chi lo riceve, l’assegno potrà essere al massimo di 500 euro al mese, più fino a 280 euro al mese per l’affitto. La durata sarà di 18 mesi, rinnovabili per altri 12 mesi dopo un mese di pausa.