Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato all’unanimità una consultazione pubblica della durata di 60 giorni sulle misure per garantire il rispetto, da parte dei creatori di contenuti digitali, delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi, proprio perché questi soggetti – non solo influencer, ma anche streamer, creator, vlogger – “svolgono un’attività analoga o comunque assimilabile a quella dei fornitori di servizi di media audiovisivi” e quindi sono chiamati al rispetto delle stesse regole.
L’impatto sugli utenti e sulla società che hanno i “nuovi media” è lo stesso di quelli “regolamentati”, per questo l’Authority chiede “maggiore trasparenza e consapevolezza nei confronti degli stakeholder e del pubblico”.
Il primo passo della consultazione sarà definire i parametri – ricavi, contatti, engagement, quantità di contenuti messi a disposizione degli utenti – che identifichino gli influencer in grado di raggiungere il grande pubblico, e quindi paragonabili alle tv o ai servizi on demand (come i canali YouTube), chiamati perciò al rispetto delle norme del Testo Unico.
Tra gli obblighi previsti dalla legge, per esempio, l’iscrizione al Roc (il Registro operatori della comunicazione), la disciplina in materie di opere europee e indipendenti, la Scia (la segnalazione certificata di inizio attività).
Restano fuori, invece, i “soggetti che operano in maniera meno continuativa e strutturata, ai quali, di contro, non appare giustificata l’applicazione nella sua interezza del regime giuridico previsto per i servizi di media audiovisivi a richiesta”, spiega l’Autorità.
Cambia poco invece per le piattaforme di condivisione a cui già si applicano “le disposizioni di cui agli articoli 41 e 42 del Testo unico e i regolamenti attuativi adottati dall’Autorità”.
Alla fine della consultazione, l’Agcom varerà delle Linee guida, strumento più flessibile rispetto al Regolamento e che meglio si adatta alla realtà del settore al fine di individuare un quadro chiaro e trasparente delle regole applicabili a un mondo in crescita esponenziale, ma senza “prevedere oneri burocratici non necessari”.
Nel 2022 il giro d’affari sui social è stato di 308 milioni e quest’anno si stima che salirà a 348 milioni (+13%), ma la situazione varia a seconda della piattaforma.
Se su Facebook si registra una progressiva scomparsa dei creator, su Instagram la crescita maggiore dei compensi (+14,4%) è per chi ha fino a 300 mila follower e molto meno per i mega influencer (+1,8%) con una community superiore al milione. Su TikTok crescono molto (+10,5%) i compensi di chi ha tra 300 mila e un milione di follower e calano quelli dei più piccoli. I compensi per un contributo da parte delle celebrities con milioni di follower possono arrivare anche a 80 mila euro, mentre i micro-influencer con un seguito di diecimila persone possono ottenerne dai 50 ai 1.500. A pagare di più YouTube, mentre i compensi più bassi li elargisce Facebook.
L’impatto sempre più ampio che gli influencer hanno su utenti e consumatori ha spinto diversi Paesi europei ad avviare iniziative regolamentari. In Francia, ad esempio, la nuova legge approvata a giugno vieta la promozione di determinate pratiche, come la chirurgia estetica o la desistenza terapeutica. Stretta anche per la promozione di certi dispositivi medici, di prodotti contenenti nicotina, delle scommesse sportive e dei giochi d’azzardo: potranno essere pubblicizzati soltanto da piattaforme che vietano l’accesso ai minori.