AsNALI per la tutela e la valorizzazione del patrimonio agroalimentare italiano
AsNALI ha voluto fortemente offrire spazio all’interno di questo evento in quanto crediamo fermamente nell’agricoltura e nella sua evoluzione, legata inesorabilmente alla transizione imminente, dove l’innovazione sarà lo strumento principale che farà avanzare il sistema agricolo e agroalimentare italiano.
La nostra presenza qui – ha sottolineato il Presidente Nazionale Alessandro Del Fiesco, in occasione dell’apertura della Fiera – vuole inoltre porre l’interesse sulle relazioni di filiera tra produttori, trasformatori e consumatori, in cui all’agricoltore deve essere riconosciuto da parte della politica, il ruolo principale anche in termini economici, coinvolgendo ed incentivando l’imprenditore agricolo che da vita al sistema paese.
La Politica Agricola Comunitaria è infatti sempre più incentrata sul concetto di sostenibilità ma bisogna allo stesso modo pensare a sostenere in questo processo di cambiamento l’agricoltore stesso che è chiamato ad essere all’avanguardia nella riduzione di CO2, metano e fitofarmaci (ridotti di circa il 50% negli ultimi quindici anni), nel ridurre l’impiego di energia, nel produrre energie alternative e nel consumare meno acqua attraverso innovazioni tecnologiche.
In questo contesto – continua il Presidente – si deve salvaguardare quella piccola imprenditoria, che a noi sta tanto a cuore, in grado di preservare il nostro patrimonio agroalimentare rispetto alle grandi farm tutelate dalla PAC che tuttavia non rappresentano a pieno il tessuto produttivo e sociale italiano.
Pertanto, riteniamo di vitale importanza che le risorse provenienti dall’Europa siano finalizzate ad implementare piani di sviluppo rurale che valorizzino il Made in Italy e rendano possibile riequilibrare lo sviluppo rurale delle aree caratteristiche del nostro Paese, garantendovi risorse e mezzi di produzione idonei a tenere il passo dei competitor europei e mondiali.
Sempre in questa ottica – conclude Del Fiesco – auspichiamo che la normativa sull’origine dei prodotti in etichetta, su cui tanto si è dibattuto a Bruxelles, possa valorizzare la materia prima come valore aggiunto e non sia piuttosto una fredda imposizione normativa, che vede al momento bocciata la proposta italiana, volta a tutelare il prodotto Made in Italy inteso come frutto di una filiera al 100 per cento italiana.
Ci piacerebbe creare a tal fine una rete di relazioni tra gli agricoltori, i trasformatori di prossimità e i commercianti non legati alla grande distribuzione, per legare i consumi a vantaggi di tipo qualitativo e consentire allo stesso tempo di ridistribuire in maniera più equa il reddito sul territorio.