Da Bruxelles sono in arrivo altri finanziamenti da miliardi di euro. Gli Stati membri potranno infatti aggiungere un nuovo capitolo dedicato al REPowerEu nei loro piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) varati nel quadro del fondo di ripresa Next Generation Eu.
Ai circa 200 miliardi ottenuti grazie al Next Generation Eu – tradotti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – si aggiungono altri fondi europei per contrastare l’innalzamento del costo dell’energia. È la reazione europea alla crisi energetica iniziata con l’aggressione russa all’Ucraina, il Repower Eu.
Nella notte tra il 13 e il 14 dicembre, Consiglio, Parlamento e Commissione europea hanno raggiunto l’accordo sul pacchetto di aiuti. Per l’Italia, stando alle ultime dichiarazioni di Ursula von der Leyen, sarebbero previsto circa 9 miliardi. A questi si aggiungerà la possibilità di recuperare fino al 10% dei fondi strutturali del settennato 2014-2020 non ancora spesi che potranno essere destinati alle imprese per fronteggiare il caro energia. Si prevede che dai finanziamenti inutilizzati delle politiche di coesione l’Italia riuscirà a ricavare altri 4 miliardi.
Dal mercato degli Ets, poi, dovrebbero essere attinti altri 20 miliardi. Infine, l’intesa include la possibilità, per i Paesi membri che lo desiderano, di utilizzare fino al 7,5% dei fondi coesione 2021-2027.
Tra gli obiettivi del piano, il raggiungimento più rapido possibile dell’indipendenza dalle fonti fossili provenienti da Mosca, il potenziamento di progetti basati sulle energie rinnovabili e, in generale, la velocizzazione della transizione energetica.
I finanziamenti di Repower Eu potranno essere impiegati anche per gasdotti e oleodotti, ma con due vincoli:
- i progetti devono avere come scopo l’emancipazione dalle importazioni di combustibili fossili russi;
- la loro messa a terra non deve andare oltre il 2026.
Nell’idea della Commissione Europea, il piano dovrà essere finanziato con quasi 300 miliardi di euro, di cui circa 72 miliardi in sovvenzioni che arriveranno in sostanza dalla possibilità concessa ai governi (facoltativa) di dirottare fino a 26,9 miliardi di euro dai fondi di coesione e fino a 7,5 miliardi di euro dalla Politica agricola comune (Pac). Le uniche sovvenzioni fresche in senso proprio saranno 20 miliardi di euro che colegislatori dell’Ue hanno deciso di finanziare per il 60 per cento con risorse dal Fondo per l’innovazione (12 miliardi di euro) e per il 40 per cento dall’anticipazione delle quote del mercato del carbonio, il sistema Ets (8 miliardi), che oggi sono ferme nella riserva di stabilità del mercato. Tutte queste risorse saranno in maniera obbligatoria vincolate, spiegano fonti comunitarie, all’attuazione del capitolo aggiuntivo al PNRR che tutti gli Stati membri dovranno redigere per l’attuazione del REPower.
Quanto alla chiave di ripartizione dei fondi – spiega una nota del Consiglio – sarà una formula che terrà conto della politica di coesione, della dipendenza degli Stati membri dai combustibili fossili e dell’aumento dei prezzi degli investimenti.
Oltre alle sovvenzioni, la proposta della Commissione punta a mettere a disposizione i 225 miliardi di euro di prestiti non spesi dai governi dal ‘Next Generation Eu’ e redistribuirli tra i governi. Dopo l’entrata in vigore del regolamento (presumibilmente da gennaio) i governi avranno trenta giorni di tempo per dichiarare se intendono utilizzare la loro quota di prestiti non utilizzati. Una volta avanzate tutte le richieste, Bruxelles potrà calcolare quanti di questi 225 miliardi di prestiti potranno essere finalmente utilizzati allo scopo. L’Italia, che ha già usato tutti i prestiti del Recovery, potrebbe usufruire di 2,7 miliardi dalla quota dei 20 miliardi di euro di fondi aggiuntivi.