Via libera da Bruxelles al Piano Strategico Nazionale in attuazione della Nuova PAC (Politica Agricola Comune) che per il quinquennio 23-27 potrà contare su 270 miliardi di euro di finanziamenti dell’Ue di cui 26,61 miliardi destinati all’Italia.
Il Piano entrerà in vigore il 1 gennaio 2023 con le nuove regole dopo le lunghe trattative di questi mesi per definire l’utilizzo dei fondi a livello nazionale nel rispetto del quadro europeo.
A complicare il cammino del piano italiano sono state le tensioni tra una parte del settore agroalimentare da un lato, e la Commissione Ue e le organizzazioni ambientaliste dall’altro. Tensioni dovute al legame più stretto tra l’assegnazione dei fondi e gli impegni per la transizione ecologica del settore. Un discorso che vale soprattutto per il cosiddetto primo pilastro della Pac, ossia i pagamenti diretti, la torta più grande dei finanziamenti europei (17,6 miliardi).
Queste risorse saranno maggiormente vincolate alle cosiddette “condizionalità” delle buone pratiche agricole e dell’ambiente. Ci sono gli obblighi di greening come quelli per il mantenimento dei prati permanenti, per il rispetto di una percentuale minima di seminativo da lasciare a riposo, e per la diversificazione delle colture. Per queste due ultime norme (terreni a riposo e rotazione) è prevista una deroga alla loro applicazione per il primo anno 2023 accordata per rispondere alla crisi alimentare globale scatenata dalla guerra in Ucraina.
Una delle novità principali della nuova Pac, sempre in chiave ambientale, sono gli eco-schemi. L’Italia ne ha adottati 35 e serviranno a compensare quegli agricoltori che volontariamente applicheranno misure come la riduzione dei fertilizzanti chimici e dei pesticidi, pratiche per preservare la biodiversità o di conservazione del suolo. Per gli eco-schemi, sono previsti 4,4 miliardi di pagamenti diretti, di cui quasi la metà andranno al settore zootecnico per il benessere animale e la riduzione degli antibiotici.
In totale, scrive la Commissione, 10 miliardi del piano italiano andranno a misure in linea con gli obiettivi ambientali e climatici dell’Ue. Inoltre, 2 miliardi saranno indirizzati alla promozione del settore biologico. Spazio anche al ricambio generazionale, con 672 milioni riservati ai giovani agricoltori.
Nella nuova programmazione si conferma il sostegno accoppiato che assorbirà 524 milioni di euro l’anno, di cui il 42% per la zootecnia (vacche da latte, settore carne, bufale e ovicaprini) e il 58% per le misure a superficie (grano duro, soia, girasole, colza, riso, agrumi, leguminose da granella e da foraggio, pomodoro da industria, barbabietola e olio Dop/Igp).
Il Piano italiano introdurrà un importo massimo per ettaro sul sostegno al reddito di base per gli agricoltori. Le piccole e medie aziende agricole riceveranno un pagamento ridistributivo per ottenere un sostegno finanziario più equo. Circa 800 mila agricoltori riceveranno anche finanziamenti specifici (da una dotazione totale di quasi 3 miliardi di euro) per partecipare agli strumenti di gestione del rischio in modo da far fronte meglio al crescente impatto degli eventi climatici avversi.
Nell’ambito dei suoi impegni ambientali, il Piano dell’Italia mira ad aumentare la superficie destinata all’agricoltura biologica al 25 per cento dei terreni agricoli. Il Piano promuoverà strategie di sviluppo locale che raggiungano il 56 per cento della popolazione rurale attraverso i gruppi di azione locale. L’Italia sarà inoltre tra i primi Paesi dell’Ue ad attuare la nuova condizionalità sociale della Pac per garantire la sicurezza sul lavoro e combattere lo sfruttamento del lavoro.
Infine, 1,1 miliardi di euro saranno destinati ad aiutare i giovani agricoltori a creare e mettere in sicurezza la loro attività.