Ciò che emerge dalla Nadef (Nota di aggiornamento al Def) che l’esecutivo uscente di Mario Draghi consegna al prossimo governo, è che l’economia cresce quest’anno più del previsto, ma che sarà in brusca frenata nel 2023. In calo il debito, l’inflazione e soprattutto il deficit, con a disposizione un “tesoretto” prezioso da 9-10 miliardi di euro.
La crescita del Pil per il 2023 è stata rivista al ribasso allo 0,6% dopo la precedente stima, che ad aprile prevedeva un +2,4%. Diminuisce meno del previsto il deficit, che scende dal 7,2% al 5,1% del Pil. Il documento di aprile fissava invece l’asticella al 3,9%.
Il nuovo quadro macroeconomico fornito dalla Nadef, approvata dal Consiglio dei ministri, vista la contingenza della nascita del nuovo governo, contiene solo la parte tendenziale e non quella programmatica, con gli effetti della Manovra di bilancio, che viene demandata al prossimo esecutivo. I numeri certificano un Pil che migliora quest’anno al +3,3% (dal +3,1% delle stime di aprile) grazie alla crescita superiore al previsto del primo semestre e nonostante la lieve flessione della seconda metà del 2022.
A subire gli effetti dell’indebolimento del ciclo internazionale ed europeo sarà però il prossimo anno, con una brusca frenata al +0,6% (dal +2,4% nel Def). In discesa il deficit, che cala al 5,1%, un obiettivo inferiore di 0,5 punti rispetto al 5,6% fissato nel Def e già autorizzato dal Parlamento, che lascia uno spazio di manovra tra 9 e 10 miliardi al nuovo governo per un eventuale nuovo decreto. Cala anche il debito, che imbocca un percorso di discesa (145,4% del Pil quest’anno e 143,2% il prossimo) che lo porterà nel 2025 sotto quota 140% (al 139,3%). E nonostante la Nadef fotografi un rialzo dell’inflazione, resta la previsione che il tasso comincerà a scendere entro la fine di quest’anno.
Le previsioni sono improntate a un approccio prudenziale, spiega il ministro dell’economia Daniele Franco, che nella premessa alla Nadef definisce i dati del documento come “rassicuranti”.
Davanti ci sono mesi complessi, tra i rischi geopolitici e il probabile permanere dei prezzi dell’energia su livelli elevati, ma le risorse senza precedenti provenienti dal PNRR, potranno dar luogo a una crescita sostenibile ed elevata. A porre rischi è anche il rialzo di tassi e rendimenti, che se risparmierà il 2022, è destinato ad avere un importante impatto negativo sul Pil nel 2023 (con una spesa per interessi verso il 3,9%).