Come molti analisti economici hanno previsto, il secondo semestre potrebbe riservare sgradite sorprese ai consumatori italiani. L’inflazione torna infatti a crescere dopo una leggera stabilità mensile, ad agosto segna +8,4% sul 2021 e +0.8% su luglio 2022. Quasi superfluo ribadire che il dato sia un nuovo massimo storico da circa quarant’anni, sempre più vicino all’ 8,8% del 1985.
L’accelerazione da un mese all’altro dell’aumento dei prezzi è causata dal rincaro di diversi prodotti soprattutto l’energia, i beni alimentari lavorati e i beni durevoli. Ciononostante, tutti questi beni non conoscono, su base annua, gli stessi aumenti. L’inflazione degli anni Ottanta, spesso evocata in questi tempi, era ugualmente dovuta ai prezzi dell’energia, con la famosa petroinflazione causata dalla crisi petrolifera. Una lunga recessione e una politica restrittiva della FED avevano seguito a quel periodo, che aveva lasciato l’Italia in forte deficit di bilancio.
Gli energetici aumentano del 44,9% (+2% variazione mensile), sia regolamentati che non e crescono anche i beni alimentari lavorati (+10,5%), quelli durevoli (+3,9%) mentre rallentano le spese per i trasporti (+8,4% su base annuale ma -0,5% rispetto a luglio).
Scorporando tutti i fattori sopracitati, l’inflazione rimane comunque in crescita passando dal 4,1% di luglio al 4,4% di agosto. A trainarla sono soprattutto i beni (+11,8%, in aumento dello 0,7%) rispetto ai servizi (cresciuti dello 0,1%, ora +3,7% su base annua). Il differenziale inflazionistico rimane negativo e si allarga a -8,1%.
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+3,0%), dei Servizi relativi ai trasporti (+2,4%, anche a causa di fattori stagionali), degli Alimentari lavorati (+1,2%), dei Beni durevoli (+0,8%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,7%, anche a causa di fattori stagionali).
Il carrello della spesa registra un nuovo picco: +9,7%, anche qui in record dal 1984. Poche le differenze sui comparti ma rallenta il paniere ad alta frequenza d’acquisto (-0,9%, ora a +7,8% sul 2021).
La curva dei salari, invece, rimane costante. I redditi imponibili sotto i 35 mila euro beneficeranno da luglio del taglio del cuneo fiscale 2022, pari all’1,2% dei salari. Il che significa che, a titolo di esempio, la misura porterà 12 euro di aumento mensile in busta paga per chi ne guadagna mille, solo fino a dicembre. Inoltre, la differenza tra i costi dell’energia e l’inflazione molto più ridotta di altri beni fa sì che molte aziende non possono compensare l’aumento delle bollette dell’energia con un aumento dei prezzi dei loro prodotti e sono così costrette a chiudere bottega.
E se l’Italia piange l’Europa non ride in attesa dei dati delle altre nazioni. Nell’Eurozona la stima dell’inflazione ad agosto è pari a +9,1% (a luglio era +8,9%).