Il Pil italiano crescerà più lentamente di quanto previsto, sia nel 2022 che nel 2023.

Il nuovo scenario elaborato nel rapporto Istat sulle prospettive economiche italiane fornisce un aggiornamento delle stime per il 2022 diffuse lo scorso dicembre, elaborate prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. L’aumento del Pil sarà determinato prevalentemente dal contributo della domanda interna al netto delle scorte.

Le prospettive economiche per i prossimi mesi sono caratterizzate da elevati rischi quali: ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, una flessione del commercio internazionale e l’aumento dei tassi di interesse. Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento. I nuovi scenari hanno determinato per il 2022 una revisione al ribasso del Pil di circa 2 punti percentuali (da +4,7% a +2,8%).

Nei prossimi mesi è attesa una crescita dell’inflazione che poi dovrebbe lentamente attenuarsi. Quest’anno dovrebbe crescere del 5,8% mentre nel 2023 dovrebbe scendere fino al 2,6%.

Nel primo trimestre del 2022 in Italia, come nei principali Paesi europei, i consumi hanno segnato una flessione congiunturale che estende la fase di moderazione iniziata nel trimestre precedente. In particolare, il peggioramento della spesa delle famiglie incide sulla riduzione degli acquisti per i servizi e per i beni non durevoli.

La fase di deciso peggioramento del clima di fiducia dei consumatori segnata a marzo e aprile, ha mostrato una lieve attenuazione a maggio, quando le attese di aumento dei prezzi si sono ridotte. La propensione al risparmio, ancora superiore ai livelli precrisi, potrebbe costituire un elemento di stimolo per i consumi nei prossimi mesi che, allo stesso tempo, risentirebbero negativamente dell’elevata inflazione.  

Per il 2022 si prevede un incremento dei consumi delle famiglie in termini reali (+2,3%) che si accompagnerebbe a un leggero aumento della propensione al consumo.

L’evoluzione dell’occupazione, secondo le stime Istat, sarà in linea con il miglioramento dell’attività economica con un aumento più accentuato nel 2022 a +2,5%, rispetto al 2023 in cui si fermerà a +1,6%. Il progressivo incremento dell’occupazione si rifletterà anche sul tasso di disoccupazione che scenderebbe sensibilmente quest’anno all’8,4% e, in misura più contenuta, nel 2023 (8,2%).

Nel primo trimestre di quest’anno – ha spiegato l’Istat nelle Prospettive per l’economia italiana – sono proseguiti i miglioramenti del mercato del lavoro con un aumento sia delle unità di lavoro (Ula) (+1,7%) sia delle ore lavorate (+1,5%). La crescita delle Ula, diffusa tra i settori, è stata trainata dalle costruzioni (+5%) e, in misura più contenuta, dall’industria (+1,5%) e dai servizi (+1,4%).

Ad aprile si è manifestata una sostanziale stabilizzazione del mercato del lavoro. Il tasso di occupazione è rimasto invariato rispetto al mese precedente mentre si è registrata una marginale riduzione del tasso di disoccupazione (-0,1 punti percentuali) associata a un aumento del tasso di inattività (+0,1 punti percentuali).

Le prospettive sull’occupazione evidenziano primi segnali di rallentamento. Nel primo trimestre il tasso di posti vacanti ha segnato una prima flessione nei servizi mentre è rimasto sui livelli massimi del periodo nell’industria.

Il proseguimento delle tendenze in atto determinerebbe nell’anno corrente una crescita delle Ula (+2,5%) che ci si aspetta continui nel 2023 (+1,6%), in linea con l’evoluzione del Pil.

Istat: frenano i consumi e cresce l’inflazione
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