Il caro carburante rischia di mettere in ginocchio diversi settori della nostra economia che rischia una vera e propria paralisi. A causa dell’aumento dei costi, infatti, le aziende di autotrasporti hanno deciso di sospendere i loro servizi a livello nazionale, sciopero che però è stato stoppato dalla Commissione di garanzia per “mancato preavviso”. In ogni caso circa 70 mila i mezzi pesanti che oggi non accenderanno i motori. La stima è stata stilata sulla base dell’esito delle assemblee che si sono tenute in varie regioni negli ultimi giorni, dopo la decisione delle imprese di autotrasporto di non caricarsi di ulteriori oneri finanziari per l’impossibilità di far fronte da sole agli aumenti record del costo del carburante .
In questo contesto, lo scoppio del conflitto russo-ucraino sta ulteriormente esacerbando la situazione, amplificando l’esplosione dei costi del carburante cui si aggiunge l’aumento e la difficoltà di reperimento di molte materie prime tra cui il grano, elemento essenziale non solo per l’industria della trasformazione ma anche per l’allevamento del bestiame.
I primi effetti della congiuntura stanno già cominciando a manifestarsi in tutto il Paese, con i supermercati presi d’assalto per timore che restino presto vuoti. Tra l’altro, il rischio maggiore legato allo sciopero degli autotrasportatori riguarda proprio i supermercati che potrebbero rimanere senza approvvigionamenti a causa del blocco della distribuzione.
L’Associazione nazionale Trasportounito ha inviato una lettera alla presidenza del Consiglio, al ministro e al viceministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e al presidente della Commissione di Garanzia in Scioperi, con la quale ribadisce l’esigenza di tutelare le imprese e i lavoratori dal rincaro del carburante in un momento in cui si registra un costo medio di 2,40-2,45 euro/litro per benzina e gasolio.
Anche Unatras ha organizzato manifestazioni su tutto il territorio nazionale nella giornata di sabato 19 marzo. Con una nota l’Unione delle associazioni dell’autotrasporto in Italia, sottolinea come “la situazione è diventata drammatica. Continuando a tergiversare, il Governo si assume il rischio che nascano nuovamente iniziative spontanee di protesta, nonché la responsabilità di lasciare committenze senza rifornimenti”.
All’orizzonte si prospetta anche la crisi del latte, il cui costo medio calcolato tenendo conto delle spese fisse e di energia, ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea, senza dimenticare i pescherecci fermi a causa dell’aumento del gasolio. Nel comparto alimentare tutte le filiere sono andate in forte difficoltà per i rincari.
Nel frattempo, anche sul fronte delle politiche alimentari si cerca di correre ai ripari per fronteggiare una situazione che già prima dell’inizio del conflitto mostrava delle criticità a causa dell’aumento del costo di energia e materie prime. Situazione acuita anche dal fatto che l’Ungheria, stato membro dell’Ue, ha vietato tutte le esportazioni di grano e cereali con effetto immediato, contribuendo ulteriormente a farne lievitare il costo. A tal proposito lo scorso 10 marzo, in occasione del Tavolo sul Grano convocato dal MIPAAF, il Sottosegretario Gian Marco Centinaio ha detto che con il Presidente Orban va aperto un canale istituzionale da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, per lo sblocco delle esportazioni.
Come sostiene Del Fiesco, Presidente Nazionale di AsNALI, “quello della panificazione è un settore energivoro che, in quanto tale, va inserito tra quelli che necessitano di interventi di ristoro e di revisione della fiscalità, prevedendo tariffazioni agevolate per tutte le imprese della Trasformazione alimentare”. Secondo il Presidente, inoltre, “è necessaria una revisione della PAC (Politica Agricola Comunitaria), per eliminare i vincoli alle produzioni degli Stati membri, compreso la libera coltivazione dei terreni marginali e non irrigui da destinare al frumento”.
Di vitale importanza per AsNALI è assicurare il massimo sostegno per la realizzazione di aree e siti di stoccaggio dei cereali con funzioni di riserve vitali per il nostro Paese. Occorre anche lavorare ad accordi di filiera tra imprese, non solo agricole e industriali, ma anche artigiani alimentari e piccole imprese, con l’obiettivo di definire prezzi che non scendano mai sotto i costi di produzione.