Il Consiglio dei ministri di mercoledì 15 febbraio, ha approvato all’unanimità l’emendamento al ddl sulla concorrenza che interviene sulle concessioni balneari, prevedendone la messa a gara dal primo gennaio 2024, nel rispetto della sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 20 ottobre: le proroghe delle concessioni balneari si chiuderanno quindi nel 2023.
L’obiettivo del Governo è spingere gli investimenti attraverso lo sblocco delle gare, ma anche migliorare i servizi e combattere il caro ombrelloni garantendo un giusto rapporto con le tariffe.
Per evitare la procedura di infrazione europea, inoltre, Palazzo Chigi ha dovuto prendere atto della sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato la proroga fino al 2034 concessa quattro anni fa.
Da quando nel 2006 la Commissione Europea approvò la cosiddetta direttiva Bolkenstein, il governo italiano avrebbe dovuto liberalizzare le concessioni pubbliche, cioè i beni di proprietà statale come le spiagge, per le quali dovrebbero essere organizzate gare pubbliche con regole equilibrate e pubblicità internazionale.
La perdurante assenza di una disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime, ha invece generato una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto dell’Ue, in quanto consente proroghe automatiche e generalizzate delle attuali concessioni, impedendo a nuovi competitor di entrare nel settore.
Il sistema italiano delle concessioni balneari, peraltro, è stato condannato nel 2016 per il mancato rispetto delle norme Ue e due anni dopo il governo Conte ha ulteriormente prorogato le autorizzazioni vigenti fino al 2033, creando non pochi problemi nella presentazione del Recovery plan in cui le spiagge non sono mai nominate, tema sul quale è dovuto intervenire Mario Draghi, garantendo personalmente con la commissaria Ursula von der Leyen un intervento dell’Italia.
Con la misura finalmente adottata, si mette fine dunque alla svendita a canoni ridicoli di spiagge sfruttate in regime di monopolio a cifre stellari. Un esempio emblematico è la spiaggia dell’hotel 5 stelle Cala di Volpe, per la quale l’emiro del Qatar versa allo stato la cifra irrisoria di 520 euro mentre, con i suoi 4 hotel, incassa intorno ai 106 milioni di euro.
Oltre il divieto assoluto di proroghe e rinnovi, l’emendamento assicura:
- tutela degli investimenti fatti;
- maggiore considerazione, nell’ambito della gara di affidamento, per gli imprenditori che nei cinque anni precedenti hanno utilizzato lo stabilimento come principale fonte di reddito;
- previsione di clausole sociali per promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato dal concessionario uscente;
- canoni che tengano conto del pregio naturale e dell’effettiva redditività delle aree demaniali da affidare in concessione;
- massima partecipazione di microimprese, piccole imprese ed enti del terzo settore,
- adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate;
- accesso al mare gratuito garantito a tutti con la previsione di una costante presenza di varchi.
E’ previsto anche un disegno di legge che prevede una delega al governo per l’adozione, entro sei mesi, di uno o più decreti legislativi per semplificare la disciplina sulle concessioni.
Particolare attenzione anche all’impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sull’ecosistema, senza dimenticare le spiagge libere a cui sarà destinata una quota del canone annuo concessorio.
La durata della concessione, inoltre, dovrà essere per un periodo non superiore a quanto strettamente necessario per garantire l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti autorizzati, con divieto espresso di proroghe e rinnovi anche automatici.
Previsto infine anche un indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, in ragione del mancato ammortamento degli investimenti realizzati.