Del Fiesco: “parliamo di aumenti generalizzati che l’autotrasporto non riesce a scaricare sui propri committenti e che finiscono per gravare interamente sui già risicati margini di profitto delle aziende”.
Schiavello: “siamo di fronte ad una situazione di massima emergenza che rischia di bloccare l’intera economia del Paese”.
Gli aumenti del costo del carburante stanno mettendo in ginocchio gli autotrasportatori.
Nel sud Italia si registrano le prime proteste e in particolare in Puglia e Sicilia, le rivendicazioni si fanno più incisive, minacciando lo spegnimento dei motori.
Sotto accusa l’aumento del costo dell’energia, dunque del gasolio e dei biglietti delle navi su cui i tir viaggiano per arrivare in centro Italia. Le associazioni dei padroncini hanno chiesto e ottenuto per mercoledì un incontro a Roma col ministro per le Infrastrutture Enrico Giovannini, per presentare la richiesta di aiuti per alleggerire il costo del pieno.
Finora lo Stato ha garantito un contributo, sotto forma di sgravio delle accise, di 170 euro ogni mille litri di gasolio, ma per andare avanti l’intera categoria ha bisogno che questo contributo raddoppi.
L’attuale costo del gasolio di 1,75 euro a litro non è più sostenibile, spiegano i trasportatori, che vorrebbero che il Governo riservasse loro un prezzo calmierato compreso tra 1 e 1,20 un euro a litro.
Sommando il costo del carburante a quello dei pedaggi autostradali, sostengono i camionisti, i costi mensili sono lievitati di circa 3500 euro costringendo spesso molti autotrasportatori ad affidarsi alle agenzie di intermediazione per poter lavorare e quindi a sobbarcarsi un costo ulteriore.
Anche nel centro Italia, presso il Mercato ortofrutticolo di Fondi, si ravvisano mobilitazioni. Qui, oltre l’aumento dei costi, la protesta riguarda anche la messa in sicurezza e l’implementazione della rete infrastrutturale del Lazio e della provincia di Latina, ritenute inadeguate a supportare il flusso di traffico che vi si riversa e a garantire tempi di percorrenza compatibili con le esigenze delle imprese.
Da più parti la richiesta risulta la stessa ovvero avviare un tavolo, alla presenza di tutte le istituzioni interessate e dei rappresentanti del comparto, per definire proposte concrete, mirate a sollecitare il Governo ad intervenire per risolvere le criticità legate ai rincari nonché a definire un programma di interventi strategici sul sistema infrastrutturale, che faccia leva anche sui fondi del Pnrr.
Ferruccio Schiavello, coordinatore Nazionale AsNALI settore energia, sostiene che “siamo di fronte ad una situazione di massima emergenza cui è necessario reagire e dare risposte chiare ed immediate ad una molteplicità di criticità che stanno pesando come macigni sulla attività degli autotrasportatori e sulla sussistenza stessa delle imprese che rappresentano”. “Oggi gli operatori del comparto – continua Schiavello – stanno fronteggiando con notevoli difficoltà il costante rincaro dei carburanti, dei pedaggi autostradali, delle manutenzioni dei mezzi, che, insieme all’endemica mancanza di camionisti e inadeguatezza e assenza di sicurezza del sistema infrastrutturale italiano, stanno mettendo in crisi un settore che rischia di bloccare l’intera economia del Paese”.
“Gli aumenti vertiginosi delle materie prime”, sottolinea il Presidente Nazionale di AsNALI Alessandro Del Fiesco, “riguardano anche il gasolio per autotrazione, che è ancora largamente il carburante più diffuso. Parliamo di aumenti generalizzati di oltre il 25% in un anno, una maggiorazione di oltre 535 milioni di euro che l’autotrasporto non riesce a scaricare sui propri committenti e che finiscono per gravare interamente sui già risicati margini di profitto delle aziende. Il comparto dei trasporti, e di riflesso quello ortofrutticolo, proprio in ragione della deteriorabilità della merce trasportata, è quello che più di ogni altro sta pagando il prezzo dei rincari con pesanti ripercussioni sull’intera filiera”.