La Commissione europea ha adottato il cosiddetto Chips Act, una serie di misure legislative e finanziarie per sostenere la produzione di semiconduttori in Unione europea. Il pacchetto di norme mira a ridurre la dipendenza del blocco dai produttori esteri, allentando le regole sugli aiuti di stato, finanziando la ricerca e dando alla Commissione la possibilità di controllare le esportazioni. Il fine del progetto è evitare di essere preda di eventuali carenze di materiali, come quella scatenata dalla crisi della logistica dovuta alla pandemia da Covid-19.

Oggi, infatti, il 50% del totale dei microchip del mondo e il 95% di quelli più avanzati vengono da Taiwan e questa situazione ha esposto l’Europa a milioni di perdite dovute ai colli di bottiglia causati dalla carenza di chip degli ultimi due anni. Per questo, i commissari europei puntano a raddoppiare la produzione interna entro il 2030, portandola a occupare il 20% dell’intero mercato globale rispetto all’attuale 9%.

Quello presentato l’8 febbraio è il più ampio programma di sussidi della Commissione mai destinato a un singolo settore industriale. L’Unione investirà direttamente 10 miliardi di euro, ai quali se ne aggiungeranno altri 5 provenienti da investitori privati e altri 30 da programmi come il Next generation Eu e Horizon. Alcune grandi aziende sono già all’opera per sfruttare l’occasione, come Intel che intende costruire otto impianti per la produzione di chip in Europa. Il pacchetto di norme comprende un regolamento, un documento strategico e una cassetta degli attrezzi composta da diverse raccomandazioni della Commissione per i vari paesi. L’obiettivo è mettere in sicurezza l’intera catena di approvvigionamento di semiconduttori, evitare altri shock all’economia europea e garantire che l’Europa si assicuri una quota di un mercato globale in rapida crescita e sempre più centrale nello sviluppo degli stati.

La nuova normativa europea sui semiconduttori si divide in tre principali piani di azione.

Chips for Europe metterà in campo 11 miliardi di euro per rafforzare ricerca, sviluppo e innovazione. In questo modo verranno stimolate la creazione di semiconduttori di nuova generazione, di linee pilota per realizzare prototipi, test e sperimentare nuovi dispositivi, formare il personale e sviluppare una comprensione approfondita dell’ecosistema dei semiconduttori e di tutta la filiera produttiva.

In secondo luogo, si dovrà provvedere a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, attirando investimenti e aumentando le capacità produttive. Inoltre, il Chip fund permetterà un facile accesso ai finanziamenti per le startup, così da sostenerle nello sviluppo di progetti innovativi e attrarre nuovi investitori. Il fondo includerà anche uno strumento finanziario dedicato agli investimenti azionari nell’ambito del programma InvestEu, per aiutare scale up e piccole medie imprese a espandersi nel mercato.

Infine, il nuovo quadro normativo prevede la costituzione di un meccanismo di coordinamento tra paesi membri e la Commissione per monitorare l’approvvigionamento dei semiconduttori, valutare la domanda e prevenire possibili carenze. Con il monitoraggio dell’intera filiera, sarà possibile raccogliere informazioni chiave per individuare eventuali punti deboli, attuare strategie comuni per affrontare le crisi e coordinare le azioni di risposta. Inoltre verrà preparato un pacchetto di strumenti di emergenza che potranno essere immediatamente utilizzati in caso di necessità, per assicurare una reazione immediata e comune.

La Commissione europea finanzia l’industria dei chip
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