Ancora una volta a pagare il prezzo più alto per la pandemia, è il settore alberghiero che si trova ad affrontare una nuova ondata di contagi con le relative misure restrittive.
In occasione del ponte dell’Immacolata, infatti, le strutture ricettive italiane dovrebbero registrare 4 milioni di pernottamenti, ovvero circa il 50-60% delle camere disponibili.
I numeri migliori sono attesi nelle regioni del Nord (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia-Romagna) e del Centro Italia (Lazio e Toscana), mentre le altre regioni si attestano su valori vicini al 60%, ad eccezione di Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia, che scendono sotto questa soglia. Nelle città d’arte è previsto il flusso maggiore di visitatori che dovrebbero occupare 7 camere su 10, così come le località montane. L’incertezza causata dal ritorno dell’emergenza Covid, oltre ad aver bloccato gli arrivi dei turisti stranieri, sta facendo sentire i suoi effetti anche sul mercato interno, recando dunque l’ennesimo colpo alla ripresa del settore, che dopo la buona performance estiva ha visto un progressivo peggioramento delle prospettive, reso ancor più pensante dalle tariffe praticamente dimezzate.
Il calo delle prenotazioni è dovuto a più fattori, primo fra tutti la preoccupazione legata alla variante Omicron che ha causato la diffusione di notizie allarmistiche, spegnendo di fatto sul nascere le velleità di molti potenziali turisti.
Anche la variazione delle norme legate al green pass negli alberghi ha non di meno contribuito a creare incertezza su chi aveva in programma un soggiorno fuori casa, soprattutto in considerazione del fatto che dal 6 dicembre il green pass è diventato un requisito indispensabile per soggiornare in albergo mentre in precedenza non era richiesta alcuna certificazione.
Una piccola finestra positiva potrebbe aprirsi in occasione delle vacanze di Natale e Capodanno, grazie alle quali, almeno a livello di prenotazioni, le strutture situate in prossimità delle località sciistiche, stanno mantenendo le attese.
Per quanto riguarda i viaggi all’estero, ovvero quasi 2 milioni di italiani, le vacanze sono invece in parte rovinate dalle restrizioni imposte da diversi paesi. Il Regno Unito, ad esempio, chiede un test anti Covid negativo alla partenza a tutti i viaggiatori diretti nel paese, indipendentemente dalla nazionalità e dallo stato vaccinale.
Situazione analoga quella in cui si trovano i circa 24mila agriturismi, dove le restrizioni stanno facendo posticipare prenotazioni e programmi di fine anno a mezzo milione di italiani, che preferiscono in mercato interno anche per il ponte dell’8 dicembre, con l’intento di visitare mercatini con i prodotti locali degli agricoltori lungo tutta la penisola.
L’evoluzione dei contagi spingerà a soluzioni last minute nelle tradizionali mete di fine anno, dalle grandi capitali europee alle destinazioni più lontane come gli Stati Uniti e, molto probabilmente, sorte analoga toccherà anche ai viaggi nel nostro paese con numerose incognite.