Dal primo ottobre la bolletta della luce aumenterà del 40%. A dare l’annuncio è stato il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.
Il PUN (prezzo unitario nazionale) nel 2021 è arrivato a livelli mai fatti registrare, con un aumento rispetto il 2020 di oltre il 45%, recando disagi non solo alle famiglie ma anche a tutta la filiera produttiva già gravemente penalizzata dalla crisi sanitaria.
I rincari, la cui tendenza è regolare da mesi, hanno molte cause. La principale è l’aumento delle quotazioni delle materie prime energetiche e soprattutto del gas naturale per cui l’Europa dipende dall’estero. La crescita economica globale, infatti, ha spinto la domanda di energia, mentre la produzione e il trasporto faticano a stare dietro i nuovi ordini europei. Così il prezzo sale in tutti i paesi europei, soprattutto Italia e Spagna.
In secondo luogo, contribuiscono al rincaro anche gli alti prezzi dei permessi di emissione di CO2. L’assolvimento degli obblighi del mercato ETS (Emissions Trading Scheme) delle quote dei gas inquinanti è un elemento di costo nei mercati energetici, che influisce sui prezzi all’ingrosso e, quindi, su quelli finali: le aziende che producono anidride carbonica devono pagare per questo, comprando quote di emissioni nel sistema europeo ETS. Il prezzo di queste quote viene aumentato gradualmente, per spingere le aziende a decarbonizzare. L’aumento fa sì che i consumatori del carbone si spostino verso il gas, facendone dunque lievitare il prezzo in bolletta. Inoltre, la maggior parte delle centrali in cui si produce corrente sono centrali termoelettriche alimentate cioè prevalentemente a gas il che comporta l’aumento in bolletta anche della componente elettrica.
In Italia, i prezzi del metano e della corrente sul mercato tutelato sono fissati all’inizio di ogni trimestre da Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente. Nel terzo trimestre del 2021, che è iniziato il primo luglio, il costo dell’elettricità era aumentato del 9,9% e quello del gas del 15,3%. Ma la bolletta elettrica sarebbe salita addirittura del 20%, se il governo non fosse intervenuto per calmierarla, destinando 1,2 miliardi di euro ricavati dalla vendita di quote di emissioni nel sistema Ets per abbassare la stangata per i cittadini. Il 1° ottobre è atteso il nuovo report Arera e un nuovo balzo in avanti per i costi in bolletta.
Per tutti questi motivi, AsNALI ha chiesto al Ministri Cingolani un incontro urgente per individuare le opportune misure per arginare gli aumenti che colpirebbero le micro imprese e le famiglie che, non avendo scelto il mercato libero dell’energia, sono tuttora forniti alle condizioni amministrate.
Come sottolinea il Presidente dell’AsNALI, Alessandro Del Fiesco, “le piccole imprese italiane pagano già il prezzo dell’energia più alto d’Europa, superiore del 18,1% rispetto alla media Ue, ii rincari, annunciati dal Ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, metterebbero definitivamente in crisi i nostri imprenditori già fortemente penalizzati dagli aumenti delle materie prime”.
“Bisogna intervenire anche sulla componente fiscale sulla bolletta elettrica delle piccole imprese”, continua Del Fiesco, “che per la fascia di consumi fino a 20MWh, ha una maggiorazione del 36,2% rispetto alla media dell’Eurozona”.
Le più penalizzate dunque risultano essere le piccole imprese in bassa tensione su cui gravano oneri maggiori in bolletta rispetto alle grandi aziende, generando uno squilibrio non più sostenibile per le pmi, nonostante il processo di riduzione di tali oneri avviato dal Decreto Sostegni bis.