Lanciata la fase esplorativa del progetto dell’euro digitale che durerà due anni e avrà come obiettivo affrontare le questioni chiave relative alla progettazione e alla distribuzione della valuta digitale.
Il fine della nuova moneta sarà quello di soddisfare le esigenze di tutte le parti in causa ovvero i cittadini, i commercianti e gli intermediari, contribuendo al contempo a prevenire attività illecite ed evitando qualsiasi impatto indesiderato sulla stabilità finanziaria e sulla politica monetaria.
La fase di indagine valuterà inoltre il possibile impatto di un euro digitale sul mercato, individuando le opzioni per garantire la privacy ed evitare rischi per i cittadini dell’area euro, gli intermediari e l’economia nel suo complesso.
La spinta ad accelerare la realizzazione del progetto, arriva da un lato dal costo e dai rischi cui sono esposti i servizi di pagamento digitali e online, dall’altro dalla volontà di provare a ridurre il gap tra gli utilizzatori di tali servizi: i pagamenti digitali sono infatti utilizzati in misura maggiore dai consumatori con reddito più elevato, mentre il contante è usato soprattutto dagli utenti con reddito più contenuto, a riprova del suo ruolo essenziale al fine di favorire l’inclusione finanziaria.
Christine Lagarde, presidente della Bce, ha parlato dei “risultati incoraggianti” giunti dalle consultazioni con cittadini, professionisti e analisi e prove sperimentali.
Nel corso della “investigation phase”, un gruppo consultivo per il mercato terrà conto dei potenziali utenti e distributori le cui opinioni saranno discusse anche dall’Euro Retail Payments Board.
Negli ultimi nove mesi, sono state condotte sperimentazioni, senza incontrare ostacoli, nelle seguenti aree:
- il libro mastro digitale dell’euro;
- privacy e antiriciclaggio;
- limiti all’euro digitale in circolazione;
- accesso dell’utente finale mentre non è connesso ad internet.
Gli esperimenti hanno anche suggerito che un’infrastruttura digitale euro core sarebbe rispettosa dell’ambiente in quanto, per le architetture testate, la potenza utilizzata per eseguire decine di migliaia di transazioni al secondo è trascurabile rispetto al consumo energetico di criptovalute come bitcoin.
La nascente valuta digitale, comporterebbe quindi i seguenti vantaggi:
- mezzo di pagamento privo di costi;
- assenza di rischi legati a liquidità, credito e mercato;
- tutela della privacy poiché i dati sarebbero resi accessibili solo alle autorità per il contrasto alle attività illecite;
- sostenibilità dell’infrastruttura delegata a gestire le transazioni.
Al termine del biennio, se tutto andrà come previsto e per il verso giusto, prenderà il via la fase di sviluppo vero e proprio che durerà altri tre anni circa. A conti fatti dunque saremo in grado di incassare e spendere l’euro digitale non prima del 2026.