La Commissione Ue presenta oggi il maxipiano con gli strumenti per l’azzeramento delle emissioni di Co2 entro il 2050 e la riduzione del 55% entro il 2030.
Stretta tra le pressioni opposte di industria e ambientalisti, frenata dalle resistenze di alcuni governi, Ursula von der Leyen rilancia il dossier del Green Deal, rimasto in secondo piano durante l’emergenza sanitaria.
Fulcro del programma è la revisione del sistema di scambio di quote di emissione (EU ETS) avviato nel 2005 per promuovere la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra in modo efficace in termini di costi ed economicamente efficiente. Tale sistema limita il volume di gas a effetto serra che può essere emesso da industrie ad alta intensità energetica, produttori di energia e linee aeree. Le quote di emissione sono limitate a un tetto massimo stabilito dall’UE e le imprese ricevono o acquistano quote individuali. Il limite viene ridotto nel corso del tempo così da ridurre gradualmente la quantità di emissioni.
Il maxipiano, denominato “Fit-For-55”, strettamente legato al Recovery Plan, sarà svelato oggi dalla Commissione che indicherà gli strumenti con i quali saranno raggiunti gli obiettivi fissati dalla legge sul Clima ovvero azzerare le emissioni di CO2 nette entro il 2050 e ridurle del 55% entro il 2030.
Fit-For-55 si inquadra nel capitolo Green Deal, una delle sei priorità del programma di lavoro di Bruxelles, che comprende anche i pacchetti per l’economia circolare (iniziativa nel quarto trimestre per i prodotti sostenibili e per la circolarità dell’elettronica), la biodiversità (provvedimenti per deforestazione e inquinamenti acqua, aria e suolo nel secondo trimestre) e Mobilità intelligente e sostenibile.
Il pacchetto sarà composto da 12 proposte legislative, tra cui spicca l’intenzione dell’Ue di includere il settore del trasporto su gomma e quello marittimo nonché il riscaldamento degli edifici nel sistema Ets, secondo il principio chi più inquina più paga. Le aziende dei settori altamente inquinanti come le centrali elettriche o gli impianti industriali, pari a circa il 40% di tutte le emissioni europee, dovranno pertanto acquistare i permessi per le emissioni.
Saranno inoltre imposti dazi sull’import di prodotti realizzati in Paesi con standard ambientali più bassi, e verrà fissata una data definitiva entro la quale le auto con motori diesel o benzina non potranno più essere immesse sul mercato. Idealmente si parla del 2035, anche se alcuni governi premono per consentire qualche anno di vita in più almeno ai veicoli ibridi.
Quanto alle possibili ripercussioni sociali (oltre all’industria, sono interessati anche trasporto stradale e riscaldamento degli edifici), Bruxelles prevede un fondo per sostenere le famiglie a basso reddito, finanziato con un prelievo sul digitale.
La Commissione propone anche l’istituzione di vari meccanismi di sostegno per aiutare l’industria e i settori energetici ad affrontare le sfide in materia di innovazione e investimenti poste dalla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Tra questi meccanismi figurano due nuovi fondi:
- il fondo per l’innovazione, che estende l’attuale sostegno a favore di progetti dimostrativi di tecnologie innovative anche a innovazioni industriali pionieristiche;
- il fondo per la modernizzazione, che favorisce gli investimenti nella modernizzazione del settore energetico e dei sistemi energetici in senso più ampio e dà impulso all’efficienza energetica in 10 Stati membri a reddito più basso.